lunedì 21 gennaio 2013

MY CULT: Brick - Dose Mortale



Parlare, sapere affrontare i temi in un film è una cosa complessa, molti registi ci provano, ma non riuscendoci mettono scene d'azione inutili ai fini della trama. Il film di cui parlo in questo articolo è uno di quei rari casi in cui tutto è stato ben pensato e calibrato. Rian Johnson, regista del film "Looper", qui è alle prese col suo primo film, e sinceramente ha fatto un ottimo lavoro. 

La trama del film parla di un ragazzo di nome Brendan (Joseph Gordon-Levitt) che cerca di indagare sulla morte della sua ex-fidanzata, Emily(Emillie de Ravin) che amava ancora molto. L'indagare sulla morte della ragazza porterà Brendan ad immischiarsi nel traffico di droga che gira tra gli studenti dell'istituto scolastico che frequenta. Con semplici indizi, un po' di informazioni trovate in giro su giornali e testimonianze, Brendan riesce a risalire all'assassino, ma non c'è fretta di mezzo ci sono anche altre questioni. Il gestire tutte le relazioni che si vanno a creare tra i personaggi porterà il film su più piani, che potrebbero un attimo confondere lo spettatore, ma tutto alla fine si ricollegherà. Quello che rende unico il film, al di là di come è stata costruita la storia, è il come viene mostrata e il come riporta la realtà americana, che è molto complessa da trattare, la noia, il disagio giovanile con i relativi problemi di droga.
La fotografia del film, dai toni molto spenti e lividi, mette in risalto questa atmosfera. I personaggi presenti nel film, nonostante siano ben riconducibili a una tipica posizione sociale, non risultano piatti e prevedibili, anzi sono molto ben caratterizzati e profondamente funzionali alla trama. 
Brendan, il protagonista con cui noi vediamo questa realtà, 
alla fine è solo un nerd frustrato di se stesso, e per sentirsi 'vivo' è pronto a tutto per andare in fondo alla questione, spingendosi ben oltre le sue possibilità fisiche. Sente il dovere di riscattare qualcosa scoprendo cosa è accaduto a Emily.
Un' altra cosa che ho notato nel film, è la totale assenza (o quasi) dei genitori dei ragazzi, ed è come se il loro mondo e il loro agire dipendesse solo ed unicamente da loro; si sentono molto sicuri, ma non sono in grado di gestire la situazione perchè sono ancora immaturi in fondo. 
Il luogo principale su cui verte il film è un canale di scolo d'acqua, molto grande, un tunnel scuro e buio, simbolo del tunnel della droga, il crescere e andare verso un qualcosa di ignoto, la profondità della disperazione che porta all'essere umano dopo avere compiuto un gesto irrazionale e spinto dalla rabbia del momento. 

Un film drammatico, dai tratti thriller e dai toni noir, un mix portentoso, insomma un film poco gentile, ma tutto ben gestito, e supportato da soluzioni di regia ingegnose e da un'ottima soundtrack composta del cugino del regista, Nathan Johnson. Lo consiglio come sempre a chi piace il cinema, e chi ama il genere thriller e il drammatico, oppure al semplice spettatore che vuole vedersi un film col finale inaspettato.

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